Recensione su Google della sig.ra Suglia

“Salve a tutti, sono in cura da ormai 2 anni al Crob di Rionero. La mia storia inizia con la pandemia, riscoprirsi malata in un periodo del genere, è stato qualcosa di ancor più devastante. Non riuscivo a fare una TAC presso l’ospedale San Carlo di Potenza, ormai passavo le mie giornate a telefono, mi rimandavano da un interno a un altro. Avevo perso tutte le mie speranze, ricordo che in un giorno feci 17 telefonate, fino a quando, la segretaria della Radiologia dell’ospedale San Carlo, intenerita dalle mie insistenze, mi disse chiaramente che dovevo cambiare rotta.
Telefonai a Rionero, mi rispose il primario della radoologia, ( quando lo incontro nei corridoi, vorrei abbracciarlo, vorrei urlargli che lui mi ha salvata) gli raccontai la mia necessità e con estrema calma, mi rispose di raggiungere l’ospedale di Rionero, il giovedì successivo a digiuno per fare la TAC. Così feci, certo era giugno, ma io avevo un gran freddo, tremavo, mi sentivo terribilmente giù…cioe’ io ero lì per capire se la mia vita si dirigeva verso il capolinea, io ero lì per sezionare il mio corpo con una bomba di radiazioni che avrebbero saputo dirmi se stavo dirigendomi verso la direzione della vita o…
Ricordo che, entrata lì, trovai un medico giovane, il dottor Villonio, lui sorridente, mi tranquillizzo’ , lesse la mia paura sul mio viso. Scoprii in lui una grande umanità, calma e pazienza. Purtroppo dopo pochi giorni mi chiamo’ e io capii che dovevo iniziare a combattere. Risultò ciò che avevo temuto, quel pensiero che mi terrorizzata giorno e notte, si fece certezza. Il cuore tremava, mio marito mi guardava terrorizzato, il cielo mi sembrava nero, mi immaginavo già oltre quelle nuvole, immaginavo già come sarebbe stato il mio funerale…ma il dottore, appena mi vide, seppe leggere il mio tormento, seppe aspettare che io prendessi ossigeno, mi disse:” dai che si vede che sei forte e saprai accettare il tutto.
Fu di una vicinanza straordinaria , mi mise in contatto con i medici dell’ematologia e salii al terzo piano, mi aspettavano lì. Mi visitarono e seppero tranquillizzarmi nel modo appropriato. Ho fatto 6 cicli di chemioterapia, vicino ho avuto degli angeli, le infermiere, i medici, gli operatori, tutti sono stati davvero vicini. I sorrisi che ho ricevuto in quell’ospedale io non li dimentico più, rimangono scolpiti nel più profondo del cuore. Il primario, e la caposala mi sono stati vicini con telefonate di conforto persino quando ho avuto il Covid. Non ho vinto la guerra, ho vinto una battaglia, ma se sono riuscita è anche grazie alla grande umanità, sensibilità, dedizione nei confronti del lavoro, da parte di tutti tutti coloro che ho conosciuto, presso questo ospedale e non voglio dimenticare nessuno, anche il barista ENZO ha saputo, donare un sorriso, al momento giusto.!
Facciamo in modo che questo ospedale cresca sempre di più, per cercare di salvare quante più persone possibili, affinché tante mamme e padri di famiglia possano ritornare ad abbracciare i propri figli”.

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